No color line in the music
John Hammond
Quando si assiste a uno spettacolo, si interagisce con quel che si vede, che si sente, con l’udito e le emozioni, e i sensi direttamente coinvolti. Più difficilmente si pensa al lavoro di chi sta dietro le quinte, o non ci si interroga troppo sul come una scena prende vita. Ora, facciamo finta che l’enorme fenomeno musicale che è stato il jazz sia l’opera: chi stava dietro il palco? Chi ha permesso che la musica vantasse artisti passati alla storia? La risposta è John Hammond, produttore e attivista per i diritti sociali newyorkese, che contribuì a rendere magica la Jazz Era e possibile il successo di molti musicisti afroamericani.
PRODUTTORE, CRITICO E TALENT SCOUT. Nato da un benestante famiglia della Grande Mela nel 1910, John si interessa di musica fin da bambino, suonando il piano e il violino già alla tenera età di quattro anni. Nel momento in cui si iscrive a Yale, sono già parecchi anni che scorrazza per le vie Harlem ascoltando musica da strada e scovando dischi di artisti di colore, fissazione per la quale lascerà presto l’università. Nel 1927, proprio durante la sua attività preferita di scouting, si lascia folgorare dalla performance di Bessie Smith all’Alhambra Theater; da quel momento la sua vita sarà dedicata alla ricerca e alla promozione di musicisti neri, così stracolmi di talento per John che non possono non emergere. Hammond diventa presto corrispondente di Melody Maker, e nel 1931 produce il suo primo artista grazie ai propri risparmi, il pianista Garland Wilson. La scalata a cambiare il mondo del business musicale era solo agli inizi.
Nel 1933 John comincia a produrre una serie di registrazioni per nomi oggi più che celebri, tra cui Benny Carter, Billie Holiday, Teddy Wilson, Fletcher Henderson e Benny Goodman. La stessa Bessie Smith registrerà la sua ultima sessione proprio con Hammond, che tra le varie etichette discografiche collaborò principalmente con la Columbia Records.
CONTRO LA DISCRIMINAZIONE RAZZIALE. Per John la musica non può essere divisione, non deve creare divari sociali e concedere solo ad alcuni il privilegio di esprimere la propria arte; così, nel cercare e scovare talenti, diviene anche attivista avverso le discriminazioni razziali. Questo suo credo ha cambiato radicalmente il mercato (e, se vogliamo, anche la storia) della musica, e le crociate intraprese per l’integrazione si sono riflesse nel suo lavoro divenendone un tratto distintivo.
“I heard no color line in the music….”
(J.Hammond)
L’abilità di John fu quella di intrecciare sapientemente relazioni tra artisti e musicisti di Harlem e non tali da permettere collaborazioni di successo tra bianchi e neri, nonché la nascita di famosissime big band della Swing Era. Lo stesso Benny Goodman, dapprima scettico, fu convinto da Hammond a coinvolgere nella formazione musicisti di colore come Charlie Christian, Lionel Hampton e lo stesso Wilson, oltre alla giovanissima Billie Holiday; John stava giocando un ruolo fondamentale nella creazione della sua orchestra, così come accade per quella di Count Basie, che riuscì a portare nella scena newyorkese e al successo nazionale.
John organizzerà anche From Spiritual to Swing, il primo di due concerti tenutosi alla Carnegie Hall il 23 dicembre 1938; porterà in scena la storia musicale dagli spirituals all’era delle big band attraverso le performance di artisti afroamericani, di cui Count Basie, Benny Goodman, Big Joe Turner e James Price Johnson sono solo alcuni nomi. L’impegno di Hammond contro la segregazione era costante e in divenire, tanto da unirsi ai fondatori del Council Of African Affairs nel 1941.
La carriera di John subisce un arresto a causa della chiamata al servizio militare durante la Seconda Guerra Mondiale; al suo ritorno in patria, mostra interesse nel fenomeno del bebop e, nel ricongiungersi alla Columbia Records, continua il suo scouting. Scoprirà una talentuosa Aretha Frankling negli anni ’50, ma anche artisti del calibro di Bob Dylan e Bruce Springsteen in seguito.
John Hammond ha contribuito a sconvolgere e combattere le regole sociali di un’era, “ha aperto le orecchie al jazz e gli occhi al pregiudizio”, come recita lo spot commerciale che ha scelto il produttore come protagonista di filmati dedicati alla campagna “Intolerant Champion”. Personaggi come John sono quelli che raccontavamo essere dietro le quinte, quelli che rendono lo spettacolo possibile e, in questo caso, quelli che ci dimostrano come unione e uguaglianza fanno la differenza. John si è spento nel luglio del 1987. Si dice che stesse ascoltando Billie Holiday.
Samanta (Fosca)
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