Savoy Style o Smooth Lindy?
Il Lindy Hop tra New York e Hollywood
Se avete letto il titolo e vi stai già facendo le prime domande, siete nel posto giusto. Forse avete già sentito pronunciare questi termini, tuttavia, sia per voi che per i neofiti, abbiamo scelto di spendere due parole su un tema particolare e largamente indagato negli anni (anche solo per puro gaudio): il lindy hop in stile East Coast e quello in stile West Coast.
Per chi non lo sapesse, si ammette che il vostro tanto amato ballo, per ragioni storiche e stilistiche, sarebbe interpretabile secondo una “scuola” californiana ed una newyorkese. Come sempre, non esiste un codice legiferato; semplicemente, sono due modi di esprimere lo swing dell’epoca. Andiamo per gradi.
Il nome chiave è Dean Collins: ballerino, coreografo e –soprattutto- lindy hopper, è stato uno dei personaggi di spicco della scena danzante negli USA negli anni d’oro, quelli di Harlem prima e quelli californiani poi, essendo stato l’artista che avrebbe fatto traslocare il lindy in stile “Savoy”dalle sale di New York a quelle della costa ovest.
D’accordo, lo swing c’era già anche sul versante del Pacifico, ma Dean, il “ballerino dell’anno” (così fu celebrato nel 1935), si dice abbia dato spazio ad uno stile che avrebbe, in seguito, creato differenze (anche se non abissali) nel modo di ballare lindy hop tra un lato e l’altro degli Stati Uniti. Il nome? “Hollywood Style” o “SoCal Lindy”, o “Smooth Lindy”.
DEAN E JEWEL. Dean Collins nasce in Ohio, cresce nel New Jersey, e negli anni ’30 lo ritrovate aswingare al Savoy di New York assieme agli altri grandi e indimenticabili nomi della cricca; trasferitosi a Los Angeles, ha ballato con diverse followers, in primis Bertha Lee (almeno per i primi tre anni della sua avventura californiana), per poi combinarsi perfettamente con Jewel McGowan, considerata tra le ballerine più sexy e talentuose del pianeta swing. Lo stile di Jewel, unico e incomparabile, ha contribuito a spingere in avanti il lindy timbrato Hollywood, espressione ben visibile attraverso le sue movenze, che si palesavano con un mood calmo, elegante, rilassato. Osservare i clip vintage in cui è possibile vedere Jewel ballare, sarà la prova del nove di ciò che vi stiamo descrivendo: la sua compostezza e morbidezza dei movimenti sono assoluti cavalli di battaglia.
LA GENESI DELLE PAROLE. Sintetizzando un poco, e in accordo con le più recenti teorie degli appassionati, la differenza tra le terminologie che descrivono i due stili sarebbe da datare agli anni ‘ 80, non prima: infatti, da una parte abbiamo un “Savoy Style” menzionato da Frankie Manning (probabilmente durante una delle sue lezioni), dall’altra un “Hollywood Style”, coniato nei 2000, da Erik Robison e Sylvia Skylar, insegnanti di fama internazionale. Manning, da parte sua, avrebbe indicato un genere di swing dance sottolineando che non ne esiste uno vero per tutti, nemmeno il suo stesso, mentre Erik e Sylvia avrebbero riesumato un modo di ballare tipico del sud California (classe anni ’30), fatto di passi e tendenze tipicamente “bianchi” da rivedersi nei film hollywoodiani dell’epoca. Questo stile li appassionò a tal punto che decisero di insegnarne le sfumature negli anni ’90. Qui vi rimandiamo al punto di cui sopra: Dean Collins. Sì, perché era lui quello dei film hollywoodiani, erano lui e Jewel -soprattutto- che ballavano davanti alle cineprese, assieme ad altri altisonanti nomi, e ballavano lindy hop in una maniera diversa.
QUALI SONO LE DIFFERENZE? Per farvi comprende qualche diversità tecnica e stilistica, vi riassumiamo alcuni esempi che rendono un po' più riconoscibili i due modi di ballare swing:
- i ballerini di Harlem tenderebbero a creare dinamiche più circolari, mentre quelli hollywoodiani sarebbero più lineari e “incanalati” (immaginate una sorta direzione denominata “slot”); alcuni avrebbero suggerito che questo dipenderebbe dal maggior contrappeso che i secondi utilizzerebbero rispetto ai primi, ma anche dalla maggior folla presente in pista (tesi discutibile, dato il parallelo di affollamento presente anche a New York);
- come sopra, i californiani si affiderebbero a un maggiore contrappeso rispetto ai colleghi dell’est, creando movimenti di coppia in cui sarebbe molto più evidente il bilanciamento tra i partners;
- gli swivels: sfamando una curiosità tipicamente femminile, il SoCal Lindy si distinguerebbe per gli swivels più “eleganti” e “composti”. Ricordate Jewel? Molto probabilmente sono figli suoi;
lo stile della West Coast parrebbe più “liscio” e –in un qual senso- armonioso rispetto al Savoy Style lindy hop (da qui deriverebbe l’appellativo Smooth Lindy che avete letto inizialmente, per apostrofare la morbidezza con cui danzerebbero i californiani);
- i ballerini di Harlem aggiungerebbero passi di charleston alle loro performances, a differenza degli hollywoodiani. A tal proposito, è molto simpatica la nota secondo la quale alcuni vogliono attribuire la differenza di stile al pavimento del Savoy, che sarebbe stato più scivoloso e testimone di musiche più veloci; in aggiunta alla discussione, certi interessati ricordano che le sneakers si indossavano per le gare soltanto. A favore della California, dunque, piste più sicure e ritmi più tranquilli. Tuttavia, parrebbe un’opinione da prendere con le pinze, dato che il Savoy non fu l’unico locale frequentato dai più conosciuti lindy hoppers del tempo, tant’è che il parere più accurato attribuisce la contaminazione del charleston al componente dei Whitey’s “Long-legged George” (George Greenidge), interprete di molti charleston steps poi inseriti nel lindy hop made in NY;
- nel SoCal Lindy sarebbe peculiare la guida del “whip” da parte del leader, che si risolve in una forte rotazione della follower, la quale poi si “srotola” come per effetto di un colpo di frusta nello swing out, e che dinamicamente si manifesta con fare quasi circolare (in contrapposizione alla tendenza generale dell’Hollywood style). Pensate allo stile di Frankie Manning e Ann Johnson in Hellzapoppin’ (1941) e confrontatelo con quello di Dean Collins e Jewel McGowan in Buck Privates, stesso anno. Nella maniera di Manning, ad esempio, si nota come guidi la follower in avanti per poi (sul 5 e il 6) portarla lateralmente mantenendo un peso “parallelo”, prima che essa torni in posizione frontale d’inizio. I dubbi su questo concetto abbastanza tecnico possono essere chiariti osservando questo interessante clip in slow motion che compara i due coreografi all’opera.
SAVOY O SMOOTH, CHI VINCE? Nessuno! Per intenderci, che sia uno o l’altro, sempre di lindy hop si parla, e su questo argomento di paragone ci sarebbe da aggiungere che, per molti interessati, sarebbe un tema da lasciare al margine. Per tante ragioni: per esempio, perché di stili si parla, dunque, come ricordato da Manning, non ne esiste uno solo e imprescindibile, vero (o sbagliato) per tutti; inoltre, nel ballo giocano diversi fattori, come la proattività della follower, e la stessa interpretazione che anche i ballerini più conosciuti impostano nella loro esperienza. Non di meno, a noi sono arrivate le espressioni di coreografi dell’epoca che avevano un proprio modo di ballare, ma che nessuno nega possano essere mutate nel tempo attraverso gli scambi e i viaggi che lo swing compie tuttora nel mondo. Chiamatele contaminazioni (o mancanza di scienza assoluta). Ebbene, i motivi per cui non esistono dogmi su questo versante, sono gli stessi che rendono il lindy hop un ballo che può definirsi “libero”, tanto quanto lo siete voi di preferire e imitare lo stile che più vi piace, mentre create e rendete unico il vostro.
Samanta (Fosca)
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